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grazio di avermi illuminato .... Lascio il Regno ed il trono come l’ho ereditato dai miei antenati . . . .„ Il re avrebbe continuato nel suo esaltamento, ma i medici, temendo che la fatica del discorrere potesse accelerarne la fine, insistettero perchè tacesse e pregarono i principi a uscire dalla camera. La regina non aveva requie; andava e veniva, come fuori di sè, e il principe ereditario, che non si mosse, singhiozzava in un angolo. Nella sera dal 21 al 22, il re ebbe qualche ora di calma, ma, dopo la mezzanotte, peggiorò.

L’abbattimento e la prostrazione delle forze crescevano; i polsi erano debolissimi, intermittenti e quasi evanescenti, e la respirazione affannosa. All’alba, la circolazione periferica venne a mancare; cominciarono a raffreddarsi le estremità; si manifestò un sudore freddo al volto, e la deglutizione divenne difficile. Però le facoltà intellettuali ed i sensi erano tuttora integri. Udiva persino le parole de’ vicini e il suono dell’orologio. Verso le dieci, voltosi al chirurgo Capone, che stava al capezzale,, gli disse: “Per questa sera ti tolgo l’incomodo di assistermi. Ti ringrazio delle affettuose cure prodigatemi: tu me le hai fatte non perchè sono Sovrano, ma per opera di carità, ed il Signore ti renda la carità„. E visto che Capone piangeva, soggiunse: “Non piangere, prega per me, ed io pregherò per te nell’altra vita„. Verso mezzodì, accennò a voler dormire, ma, dopo trenta minuti, parve che entrasse in agonia. Monsignor Gallo recitava le preci, mentre tutti, inginocchiati intorno al letto, piangevano a singhiozzi. L’infermo si riebbe ad un tratto, riaprì gli occhi e balbettò: “Perchè piangete? . . . Io non vi dimenticherò„; e alla Regina: “Pregherò per te, pei figli, pel paese, pel Papa, pei sudditi amici e nemici e pei peccatori„. Poi perdè la parola, stese una mano sul crocifisso del confessore, l’altra alla Regina in segno d’addio, reclinò il capo sul lato destro e spirò. L’orologio segnava l’una e mezza dopo il mezzogiorno. Era domenica.


La famiglia reale si ritirò nei suoi appartamenti. Il cadavere fu lasciato nel letto, sotto la guardia dei marinai e di altri familiari e con l’assoluto divieto di farlo toccare da alcuno. Si pensò subito all’imbalsamazione, e verso sera il principe di Bi-