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servizi pubblici; se fece sparire la chiesa delle Stimmate, ov’erano stupendi stucchi del Serpotta, la chiesetta di Santa Marta e tutto il monastero con la sua caratteristica e proverbiale cupola di San Giuliano, e la chiesa di Sant’Agata li Scorruggi, opera del Quattrocento, conta oggi fra i più ampii e belli teatri del mondo. Venne costruito per l’ostinazione di quel forte e sventurato cittadino, Emanuele Notarbartolo di San Giovanni, sindaco della città.

La vita dei teatri e dei clubs era di certo la più mossa. Nella stagione di carnevale del 1854 si rappresentò al Carolino con esito brillante, la Saracena del maestro siciliano Andrea Butera, rappresentata poco tempo prima alla Cannobbiana dì Milano, con esito egualmente felice. Questo maestro, del quale si è perduta la memoria, aveva scritta un’altra opera, l’Atala. La stagione teatrale del 1855 fu magnifica. Cantarono al Carolino, con ottimo successo, Carlotta Carrozzi nei Foscari e nel Birraio di Preston, e Marcellina Lotti nel Trovatore, nel Rigoletto e nella nuova opera del giovane maestro Geraci, l’Ettore Fieramosca. La Lotti fece andare in visibilio il pubblico palermitano, il quale nella stagione intera le prodigò fiori, applausi e inni nei giornali. La sua beneficiata ebbe luogo la sera del 14 febbraio di quell’anno e fu un avvenimento. Gli articoli dei giornali palermitani sembrerebbero iperbolici, se tutti quelli della mia generazione non ricordassero il valore di questa maravigliosa cantatrice che più tardi creò la parte di Amelia nel Ballo in Maschera, e concorse ad assicurare alle opere maggiori di Giuseppe Verdi un successo mondiale. La Zanzara, a proposito della beneficiata della Lotti, scriveva così: “... Per la Lotti però è stato ben altrimenti: v’erano le poesie, i fiori; vi erano i nastri, ma al di sopra degli uni e degli altri, v’era l’emozione e il fremito continuato e perenne di un pubblico intero che, magnetizzato dalla voce e dal talento della incomparabile artista, si attaccava alle sue sublimi ispirazioni e batteva le mani, e gridava e urlava, come fa chi non ha ricevuto altro mandato che quello del suo cuore e delle sue ispirazioni„. L’orchestra le offri una corona d’alloro con un superbo nastro, sul quale erano impressi i nomi dei professori. Fu una serata indimenticabile. Ebbe per compagni, veramente degni dì lei, il Graziani, uno dei grandi tenori dei suoi tempi, il Fiori e la signora Orlandi.