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voncelli. Suo agente fido e fortunato fu per alcuni anni quel don Giambattista Badarò, semplice, avveduto e curioso uomo, di esemplare probità, che non ebbe mai casa propria, e visse e morì all’albergo di Ginevra. V’intervenivano i professionisti di maggior grido, alti funzionarli, e diplomatici, qualche ministro, quasi tutt’i direttori, i quali, tranne il Carafa, erano borghesi, e molte famiglie dell’aristocrazia. Le feste di casa Sorvillo si compivano con cene sontuose. Ad un ballo da Meuricoffre il ministro di Spagna Bermudez fu insultato da un uffiziale svizzero. Corse una sfida portata da Marcello Gallo, ma la cosa non ebbe seguito. Ben più grave incidente era avvenuto ad un ballo di Barrot, ministro di Francia, nel 1852, e sarà bene riferirlo con le parole stesse di Alfonso Casanova, nipote della protagonista, moglie di Filippo della Valle, marchese di Cepagatti. Scriveva Alfonso ai cognato Antooacci i! 28 agosto:


“Nel ballo di Barrot ebbe luogo un incidente, dei quale io fo a te la confidenza, ma nessun altro lo sa. Un offiziale francese invitò Caterina a ballare un valtzer con lui. Gli rispose che era impegnata. Poco dopo Caballero andò ad invitarla in spagnolo, e lei accettò, L’ufficiale, dispiaciuto della preferenza, disse ad alcuni suoi compagni che se ne sarebbe vendicato. Infatti tanto si adoperò, che riuscì a mettere la sua spada fra le gambe di Caballero, il quale cadde, e trascinò con sè la sua dama. La caduta non ebbe conseguenza. Ma fu un miracolo: avrebbero dovuto rovinarsi, perchè entrambi caduti con l’occipite a terra. Il ballo fu interrotto da mille grida, che esprimevano la paura degli astanti e il pericolo della caduta. Tutti credettero e credono che fosse stata una disgrazia, ed invece era una vendetta. E ti do questo per cosa certissima. Che dici della ipocrita galanteria di società, che contraddistingue questi buffoni di francesi? Forse lei ebbe torto di ricusarsi all’invito dell’ufficiale, ma la pretensione, che costoro hanno, di riuscir graditi a chi non li conosce, nemmeno di nome, mi pare un po’ soverchia„.


Sono ugualmente da ricordare le serate non a scopo di divertimento, ma di piacevoli conversazioni, di casa Ferrigni, di casa Ulloa, di casa Baldacchini, dopo che don Saverio sposò la vedova di Luigi Bonghi, la intelligentissima madre di Ruggiero Bonghi, e quelle presso Giovanni Manna, che da poco aveva sposato una figlia del generale Sabatelli. In casa di Leopoldo Tarantini e di Vincenzo Torelli si raccoglievano avvocati, letterati e artisti. Tarantini riceveva il sabato, e Giannina Milli, Nicola Sole e lo stesso padrone di casa improvvi-