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Non ingiurie, nè tirate rettoriche, ma un sottile e fine umorismo brilla in quelle pagine. Il dispotismo cieco di Ferdinando II, nonchè dai confronti e dall’eloquenza delle cifre, è flagellato dall’ironia dello stile. Non mancano gli aneddoti. Parlando dell’andata di Ferdinando IV al congresso di Laybach, Scialoja ricordava che un belìo spirito presente alla cerimonia, in cui Ferdinando giurò la Costituzione in San Lorenzo, ricavò dall’iscrizione dell’altare, che diceva altare privilegiatum, questo anagramma: mal giura patti re vile. Ventisette anni dopo, il 24 febbraio 1848, Ferdinando II compì la stessa funzione in San Francesco di Paola. Vi assisteva Ibrahim Pascià, il quale, uscendo di ohiess, feoe dire dal suo interpetre ad una persona ragguardevole, che gli era stata presentata: "Prendete le vostre precauzioni; il re non manterrà il giuramento„. Richiesto del motivo di questa sua profezia, rispose d’aver notato che il re teneva un anello in un dito della mano destra, da lui spiegata sopra il Vangelo, e gli orientali credono che chi giura, tenendo in dito un anello, diventa spergiuro.

Riconoscendo lo Scialoja che nel Napoletano i tributi, ragguagliati alla popolazione, davano una quota di ventuna lira per abitante, e nel Piemonte di lire 26,60, faceva un trionfale e quasi ispirato confronto fra l’alta posizione morale e politica del Piemonte, e il grado d’inferiorità in cui era il regno di Napoli. Scialoja dichiarava di prescindere dalle taglie arbitrarie, che gli ufficiali e gli agenti della polizia potevano, per via di fatto, imporre e riscuotere a lor talento: strani tributi, che furono la caratteristica del Reame negli ultimi anni, e che il governo consentiva o tollerava. Erano in molti casi più molesti delle imposte, ma bisognava pagarli a propria difesa. Il re, ch’era onesto personalmente e parsimoniosa, come si è veduto, la famiglia sua, più che non convenisse al suo grado, avrebbe desiderato che l’amministrazione dello Stato fosse rigida, ma la corruttela regnava intorno a lui ed egli lasciava correre, vendicandosi coi motteggi, e dei proprii istinti morali facendosi un titolo di superiorità agli occhi dei sudditi e dei governi stranieri. Egli veramente non si sentiva la forza di frenare la degenerata corruzione di alcuni pubblici uffici; nè forse era possibile, con una polizia irresponsabile e agenti reclutati negli infimi fondi sociali; con le tendenze dei sudditi, educati alla massima che col danaro si riesce a tutto, e in paese dove tutto è ec-