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una sentenza della Cassazione, pubblicò nell’Epoca una poesia, che cominciava con questi versi rettorici:

È profonda la notte, alto il silenzio
Delle cose create, e al mesto raggio
De la pallida luna vagolanti
Le presaghe degli avi ombre lamentano
La prossima sventura.... Oh ciel! qual rombo,
Qual tristo prolungato orrido rombo
Tutti riscuote dall’imo letargo! . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Niccola Sole scrisse un commovente Salmo in terza rima che, insieme ad altre sue poesie, fu compreso nella raccolta da lui posta in vendita a beneficio dei danneggiati dal terremoto; una delle migliori cose scritte dalla penna del solo vero poeta che Napoli abbia avuto nella seconda metà del secolo XIX. Il Salmo ebbe fortuna e fu declamato nelle accademie di beneficenza e nei teatri, a beneficio di quei miseri.


La beneficenza in tutte le sue forme si esercitò largamente nella luttuosa circostanza. Si aprirono sottoscrizioni per i danneggiati e si raccolsero più di centomila ducati. Sottoscrissero quasi tutti i vescovi, che, insieme con gli intendenti e i sottintendenti, raccoglievano le offerte dei privati. Il re dette del suo trentaduemila ducati, da distribuirsi ai poveri che avevano più sofferto, preferendo quelli, i quali avevano perdute le piccole industrie e gli utensili dei loro mestieri. Il Ministero degli affari ecclesiastici ne largì ventiquattromila per riparazioni a chiese e a conventi; altri ottomila ducati per riparazioni alle parrocchie e duemilaquattrocento per l’acquisto di arredi sacri. Si costituì un fondo di diciottomila ducati per istituire dieci Monti di pegni nella Basilicata e quattro nel Principato Citeriore. Vero è, che la maggior parte delle beneficenze governative figurarono solo sulla carta. Delle largizioni e dei sussidii raccolti, ben pochi arrivarono a destinazione, nè le autorità si mossero con zelo e sollecitudine. Nei comuni più colpiti non arrivarono, e con scandaloso ritardo, che poche sdrucite coperte di caserme e poche tavole per letti. Ma allora tutti erano rassegnati alle proprie miserie, e i ritardi potevano essere spiegati dall’assenza quasi assoluta di strade provinciali Ma oggi?!...