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tutte. Era stato a Montecassino, a Montevergìne, alla Madonna della Civita sopra Itri, a Cava, più volte ai Camaldoli di Torre del Greco e a tutti i santuarii vicini. Conosceva i monaci di maggior fama, e a Montecassino familiarizzava col Tosti, col Pappalettere, col Celesia e col De Vera. Caivano, grosso paese a mezza via fra Napoli e Caserta, era tappa di cambii postali per il servizio del re, quando si recava da Napoli a Caserta, e l’ufficio postale era al principio delle case di venendo da Caserta, presso il palazzo dei signori Capece, sotto la caserma dei gendarmi a cavallo. Il re adoperava carrozze proprie, ma i cavalli erano della posta e il servizio veniva fatto da postiglioni speciali. Ogni volta che il re passava da Galvano, era un accorrere di mendicanti, che si schieravano lungo la strada maestra, ed egli si divertiva, gettando una piastra ad una vecchietta, Maria Massaro, che abitava presso l’ufficio postale e che gli faceva trovare un mazzo di fiori, e regalando un’altra piastra ad un cieco, ed una mezza piastra agli altri. Dotato di forte memoria, aveva finito col conoscere tutti que’ pezzenti e li distingueva coi nomi 'o cecato, ’o stuorto, ’a zellosa, ch’era la vecchietta dei fiori, e di ciascuno non gli sfuggivano le malizie. Il più malizioso era ’o cecato, che si chiamava Giuseppiello Auriemma. Una volta, dopo aver ricevuto la solita piastra, profittando della fermata per il cambio dei cavalli, cominciò a correre come un dannato lungo la strada di Caserta, per aspettare il Re al tondo di San Nicola, dove comincia il grande viale di tigli, e ridomandargli l’elemosina. Il Re lo conobbe e gli disse, in tono burlesco: "nnè, cecà, si arrivato prima ’e me!„.1 E così si divertiva.

L’ultima volta andò al santuario di Campiglione a Caivano, coi figliuoli minori e l’ultimo bambino che era a balia. Si inginocchiarono tutti e furono cantate le litanie, finite le quali, il re prese fra le braccia il bimbo e, con la regina e i principi, andò dietro l’altar maggiore a vedere il miracolo, il quale consiste nel fatto che l’intonaco, dov’è dipinta la testa della Madonna, bellissimo affresco, pare staccato dal muro e pende in avanti e, da anni, pare che ogni momento voglia cadere. Il bambino cominciò a piangere e il Re tornò in mezzo alla chiesa e lo riconsegnò alla balia. Intanto don Arcangelo Zampella, cappellano della chiesa e don Giuseppe Cafaro, fratello del rettore, uscirono

  1. Neh oecato, sei arrivato prima di me.