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gioviale ed arguto, che fu in gioventù frate e amico dell’abate Galiani suo conterraneo, e morì a ottant’anni nel 1860 col titolo di monsignore. Gli era succeduto, dunque, monsignor Michele Salzano, il quale non aveva la cultura, nè l’animo gentile e signorile del Mazzetti. Il Salzano era domenicano, e fu da monsignor Cocle proposto al re per consultore. Predicatore più verboso che facondo e decano del collegio dei teologi; scrittore di diritto canonico e di storia ecclesiastica; panegirista e polemista, e napoletano nel più ampio e volgar senso della parola, egli fu vescovo e arcivescovo titolare prelato domestico, accademico, cavaliere di più ordini, confessore di monache. Dopo il 1860, tenne a Napoli finchè visse le veci di nunzio pontificio, d’accordo fra la Santa Sede e l’ex re, per cui non si concedeva dignità episcopale nell’antico Regno, senza sua proposta o beneplacito. Non andò immune da sospetti simoniaci. Morì vecchio, nel 1890, lasciando una fortuna. Era ghiotto di dolciumi, di maccheroni, di gelati, che chiamava 'o stracchino e di ogni altro cibo napoletano; delle sue ghiottonerie non faceva mistero, accettava pranzi, e nell’insieme aveva qualche cosa di pulcinellesco. Fu lui che pronunziò in Santa Chiara l’elogio di Ferdinando II, praesente cadavere. Coi nuovi tempi perde l’ufficio, e temendo, paurosissimo com’era, d’essere arrestato, emigrò in Francia; tornò e dal nuovo governo non ebbe molestie, nè limitazioni all’esercizio dei tanti incarichi, lucrosi tutti, ottenuti dalla Santa Sede. Una parte del mondo guelfo e legittimista di Napoli lo detestava, e il padre Curci ne discorreva con profondo disprezzo. Morì a Nocera dei Pagani, e alcuni minuti prima di esalare lo spirito, disse forte a coloro che lo assistevano: "Me dispiace sulo ca so venuto a murì mmiez’e pastenache„.1 Ferdinando II ne aveva stima, ma ne era in guardia; e quando alla Consulta gli dava la parola, diceva sempre: "Munsignò, jamm’a franche„.2

Tra i consultori, sedevano, come ho detto, il Gamboa e il Bonanni. Il primo fu per tre mesi ministro di Francesco II; il secondo, ministro di grazia e giustizia nel primo gabinetto

  1. Mi dispiace solo di essere venuto a morire in mezzo alle pastinache, ricordando che la terra di Nocera n’è feracissima.
  2. Frase dialettale, che vuol dire: non ci canzoniamo a vicenda.