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l’anno, e la cui iniziativa fu tutta della regina Maria Teresa. Decisa la cosa in massima, venne creata la legazione e affidata al conte Guglielmo Ludolf, che ebbe per aggiunto Emilio Cavacece, sostituito l’anno dopo da Domenico Bianchini. Il Ludolf è morto quasi novantenne in questo anno. Ministro plenipotenziario a Londra era il principe di Carini, succeduto al Castelcicala; il marchese Antonini era ministro a Parigi; e a Vienna, il principe di Petrulla, uno dei pochi patrizii siciliani che nel 1848 rimanesse devoto ai Borboni, onde venne dichiarato dal parlamento dell’Isola traditore della patria. Si chiamava Giovanni Gioeni Cavaniglia ed aveva anche il titolo di duca d’Angiò. Era piccolo e brutto, e sul suo conto si narravano storie losche, non ultima quella che Giacomo Tofano, fra lo stupore generale, raccontò alla Camera dei deputati nella seduta del 16 gennaio 1862: storia la quale venne alla luce per una querela che presentò contro di lui, per frode e falsità, donna Caterina dei Medici, figlia del principe d’Ottajano e moglie del marchese Cavalcante. Petrulla fu difeso da Roberto Savarese e da Giuseppe Pisanelli, e nella memoria defensionale stampata a Napoli nel 1839, sono narrati i particolari di quei fatti che procurarono all’imputato il carcere preventivo, dal quale uscì in libertà provvisoria, per deliberazione del 3 novembre 1835 della camera di Consiglio. Proseguiti gli atti istruttorii nel 1839, grazie al valore dei suoi avvocati, venne assolto; ma con stupore generale, dieci anni dopo, fu nominato inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Vienna! Uno dei capricci di Ferdinando II. Il Petrulla non aveva finito di pagare gli avvocati, e il Pisanelli, esule a Torino, dovè tribolare parecchio, per ottenere il resto del compenso.

Il Petrulla sostituiva alla scarsa cultura una dissimulazione perfetta. Parlava poco e si circondava di un’aria di mistero; benchè principe e ministro del Re di Napoli, non in tutt’i saloni di Vienna era ricevuto. Uno dei più eleganti e ricercati era quello della principessa di Schönborn, congiunta del defunto cardinal di Praga. I diplomatici facevano a gara per esservi ammessi, nè il penetrarvi era facile, perchè la principessa teneva a non ricevere persone di dubbia fama, e il Petrulla non vi ebbe mai invito. Egli viveva quasi appartato dalla vita sociale e si levava di buonissima ora, e poichè era un grande sportmann, faceva lunghe passeggiate a cavallo, o guidava al Prater