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Ahmed battè le mani. Il carnefice alzò la scimitarra che balenò alla luce del fuoco.

— La morte ti sfiora, disse Ahmed.

— La sfido.

Ad un tratto la scimitarra si abbassò non già sul collo del beduino, ma per terra.

— Tu sei irremovibile come una rupe e io ti ammiro! esclamò il Mahdi. Alzati, parla e io ti giuro che ti darò vivo l’uomo che mi chiedi.

— Grazie, Ahmed.

Il carnefice sparve dietro la tenda. Ahmed si sedette sull’angareb invitando il beduino a fare altrettanto.

— Parla che ti ascolto, disse.

— Ahmed Mohammed, disse il beduino dopo aver meditato alcuni istanti. Ti ricordi di Fathma, la tua favorita.

Il Mahdi fece un soprassalto sull’angareb e la sua fronte si aggrottò.

— Perchè richiamarmi alla memoria quella donna? chiese egli con ira.

— Lo saprai dopo. Sai tu, con chi fuggì?

— Se l’avessi saputo quell’uomo non vivrebbe più.

— Te lo dirò io. Fuggì con uno sceicco che era ai tuoi servigi.

— Eh!... dov’è questo sceicco?

— Morì nella battaglia di Kadir.

— Maledizione.

— Fathma, rimasta sola, discese al Sud, giunse a Hossanieh dove accampava l’armata di Dhafar pascià e qui si innamorò di un altro uomo che non ebbe paura di amare l’ex favorita dell’inviato di Dio.

Ahmed cacciò fuori un urlo strozzato; gli occhi gli schizzarono dalle orbite e portò ambo le mani al petto cacciandosi le unghie nelle carni.

— Dov’è questo secondo amante che io lo fulmini! ruggì egli.

— In questo campo.

— In questo campo!...

— Sì, Ahmed e tu lo hai salvato, capisci, tu lo hai salvato dalla morte.