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cazione muliebre, nè quelli ad esso attinenti, come hanno tentato almeno di fare, sia pure un secolo dopo, i sensisti Poullain de la Barre prima e Malebranche poi. Specialmente quello vi s’accalorò e credette di averlo risolto scientificamente, poichè egli dedusse l’uguaglianza psicologica fra l’uomo e la donna da una dimostrazione da lui fatta, secondo la quale il cervello, organo essenziale del pensiero, è quasi uguale nell’uno come nell’altra.

Questo non ci sorprende sapendo che anche la maggior parte degli scrittori di opere educative di questo secolo s’indugiano più volentieri in lavori di letteratura che di pedagogia; pensano è vero con serietà all’educazione maschile e femminile talvolta, ma, per non distogliere la mente dagli altri studii, quasi non si preoccupano di coordinare, approfondire, sistemare i buoni pensieri che hanno in proposito; essi mancano così ancora di una teoria sull’educazione. Tutti, tranne le poche eccezioni che vedremo, ritengono quasi come dogma fondamentale e indiscutibile la superiorità fisica dell’uomo sulla donna, perciò la considerano sempre dall’alto in basso. Anche quando s’inchinano dinanzi a’ suoi meriti di latinista illustre, o le concedono di studiare con aria compassionevole pensando: tanto non puoi arrivare fino a noi; e talvolta più gentili, ma non meno presuntuosi soggiungono: e in caso sarà per renderti a noi più cara.

Con quest’ultima intenzione scriveva un’epistola Antonio de Ferraris detto il Galateo, simpatica fi-