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243 — quale vita per la nostra eroina, quale vita di esaltazioni febbrili, di spasimi indicibili! Mostra invece al marito una serenità angelica, lo rincora, lo solleva facendogli quasi dimenticare lo stato misere- vole suo. Raccontare tutti i mezzi, tutte le astuzie, tutto quel che fece, per salvare il marito, tutte le pene, i martini, i dolori, lunga cosa sarebbe; e più incalzava il pericolo di perderlo, più altre mille idee le balenavano per la mente. Quando ebbe esaurita tutta la pietà degli uomini, e non ottenendo nulla dalla pietà di Dio, cercò di notte, con le delicate e bianche mani di rompere il tetto della prigione poi fece un viaggio di quattro giorni in poco più di due per tentare un nuovo mezzo, per presentarsi al capo del go- verno, e rifinita, disfatta, con le membra rotte, fu vista, cambiata quasi in uno spettro vivente. Ma mentre ella si dibatteva con foraa sopronnaturale tra Y ansia di salvare il marito e Y agonia di perderlo, la tragedia cruenta si compiva a Queretaro e Y infelice contessa cadde in una lunga e grdve malattia, da cui risorse per la rara vigoria della sua forte costituzione. Ma l'ultima lettera del marito, che le fu consegnata, quando ella, larva più che donna, andò a Queretaro, per impossessarsi del cadavere di lui e dargli sepoltura, fu tutto un compendio d'amore per la donna amata, lettera che ella apprese a memoria come il più bell'evangelo degli ultimi suoi miseri anni. Oh feUci, dieci volte felici, coloro che, amate potentemente, e sempre ugualmente, possono consacrare la loro vita ad un' idea sola, ad un' idea grande, ad un' idea bella : l'amore del proprio compagno, a cui hanno procurata la felicità vera, perchè da esso fu a loro pro- curata! E per moltiplicare la schiera di queste felici creature, sor- gano a mille uomini affettuosissimi e fidenti nell' amor della donna, s' impongano come legge di vita la carità dei propositi, il ricambio d' amore, sicuri di fare opera pia, anzi l' opra più pietosa, più santa che dar si possa! Sorgano a migliaia questi uomini e non si ricor- dino della loro fortezza naturale, dell'innata fierezza, dell'indomato amor proprio virile, quando si tratta d' amare una donna che li ama. Non dicano: Ma io sono uomo, io non posso certo esser fatto di latte e di miele. Si, ma questo latte e questo miele è nutrimento di vita, è fonte di felicità sconosciuta, è l'educazione dei figli. Si, educazione dei figli, perchè essi, cresciuti sotto l' usbergo dell' amore, non possono, veri figU dell'amore, non far riverberai*e questa luce santissima sulle più grandi virtù e vivificarle, fecondandole e per- fezionandole. Questo latte e questo miele è dolcezza soprannaturale, è impeto di magnanime imprese, è essenza motrice d'ogni opera L

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