Pagina:La coltivazione degli olivi.djvu/54


libro secondo 43

Dì natura terror per le converse
Chiome in rabide serpi, or col reciso
360Teschio il veder de’ riguardanti atterra.
Quanti dolci pensier, quanta di nozze
Non volgesti speranza, e di nepoti,
Misero Forco? Amor cento rivali
Proci traea da tutte bande al grido
365De la tua figlia, e coe vista aviêno
L’etiopica reggia, e più dappresso
Il quartier virginal della fanciulla,
A se ciascun più che potea la bella
Propizîando, alla negata soglia
370Appendeva corone. Indarno movi,
Alcun dicea, d’Argo e di Frigia ai lidi
Più leggiadra a mirar Pallade, o Giuno;
Indarno a Cipro, e nella Caria Gnido
Di Venere Dionea cerchi i vestigi;
375Vidi Sparta e Timbrea, vidi Corinto
Dove udiam di bellezze esser conflitto,
E tuttaquanta ell’è Grecia trascorsi,
Ma nè donna vid’io, nè Diva alcuna
Che l’avanzi in beltà, nè la pareggi.
380Di queste, e d’altre ancor laudi cortese
Era ciascun, che le donzelle alletta
Di lodata beltà fama, ed onore.
Ma come selce amor trovò quel petto,