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Una diuturna esperienza ci dimostra, come questi uomini non s’affezionano mai al cavallo, che sempre avvicinano con timore, e lo tengono in conto del maggior nimico: — nimico che temono; non montano e non custodiscono, che per obbedire alla disciplina ed evitare un castigo.

Questi uomini sono troppo formati a 20 anni per cominciare allora gli esercizi equestri, e, salvo rare eccezioni, generalmente cavalcano malissimo, e sono la principale rovina dei nostri cavalli: — sono essi che li rendono duri alla mano, restii, caparbi, ombrosi, e vi scompigliano talvolta un intiero squadrone.

E difatti come sperare di render flessibili a quella età uomini che passaron tutta la vita a scardassar la lana, a legar libri, ad aggiustare orologi, a sbiascicar preghiere?.... Come ispirar loro la passione del cavallo e dell’equitazione, e renderli familiari a tutti i raffinamenti dell’istruzione individuale?

Oggi che gli affronti parziali di pattuglie e distaccamenti sono più frequenti, l’istruzione che richieggono, rende indispensabile consultare le attitudini locali nel ripartire gli uomini alle varie armi1.

L’utilità della cavalleria non dovendo essere sagrificata dalla cattiva scelta de’ suoi coscritti, bisogna primieramente proscrivervi l’ammissione di tutti coloro che non appartengono a provincie che hanno razze, o che non possono provare che per due anni almeno abbiano condotto e avvicinato cavalli; — quindi, che in quelle provincie, la preferenza della scelta in numero illimitato, l’abbia la cavalleria; e talvolta, in via

  1. Presso gli antichi, gli abitanti delle città e delle pianure componevano la fanteria pesante; i ricchi o quelli a cui la fortuna permetteva mantener cavalli si riunivano in corpi di cavalleria, i pastori o cacciatori di montagna formavano la fanteria leggiera.
         Questo modo di reclutamento così saviamente combinato dovrebbe presiedere alla formazione del nostro esercito.