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la capanna dello zio tom


La cucina fu piena in un subito di tutti i suoi compagni ivi accorsi dalle diverse capanne, per udire come i fatti di quella giornata fossero terminati. E questa era l’ora gloriosa per Samuele. La gloria di quel giorno venne infiorata con tutti gli ornamenti ed artifizii rettorici che poteano darle rilievo; perchè Samuele, come alcuni nostri novellieri dilettanti, non esponeva mai alcun racconto senza arricchirlo di qualche fiore suo proprio. Scrosci di risa tenner dietro al racconto; risa che si prolungarono, si rinnovarono fra quella ciurmaglia di servi, i quali giaceano sul pavimento o stavano appollaiati in ogni angolo della cucina. Ciò non ostante, in mezzo al maggior trambusto e agli scrosci di risa, Samuele conservava una serietà inalterabile, sollevando solamente, tratto tratto, gli occhi al cielo o gittando a’ suoi uditori una occhiata buffonesca inesprimibile, senza dipartirsi mai dallo stile sentenzioso ed elevato del suo sermone.

— «Vedete dunque, compagni compatrioti — dicea Samuele, innalzando energicamente la coscia di un gallinaccio, infilzata nella forchetta — vedete dunque che questo compagnone ben saprebbe all’occorrenza, difendervi tutti, sì tutti voi. Chi è capace di difender uno, è capace di difender tutti; il principio è lo stesso; nulla di più evidente. Chiunque venisse qui intorno a provocare uno di noi, avrebbe a fare con me. Io sono tutto vostro; io saprò sostenere, fratelli miei, i vostri diritti, saprò difenderli sino all’ultimo respiro!»

— «Ma, ricordati bene Samuele — disse Andrea — che stamane eri disposto ad aiutare Haley per raggiungere Elisa; mi pare che ciò non concordi gran fatto coi principii che esponi.»

— «Olà, Andrea — disse Samuele con un tono di tremenda superiorità — non parlare di ciò che non comprendi; i fanciulli, come tu, Andrea, possono aver buone intenzioni, ma non ne sanno dilucidare i grandi principii d’azione.»

Andrea abbassò gli occhi a quel rabbuffo, specialmente alla solenne parola dilucidare, che i compagni più giovani parve riguardassaro acconcia perfettamente al caso, mentre Samuele proseguiva:

«Io era in buona coscienza, Andrea; mi disponeva a inseguire Elisa, mentre credeva realmente che tale fosse l’intenzione del nostro padrone. Quando poi mi accorsi che la signora volea altrimenti, ebbi anche maggior coscienza, perchè i servi debbono, avantutto, ubbidire agli ordini della padrona; sicchè tu vedi che io sono, in ambo i casi, conseguente a me stesso, e mi attengo irremovibilmente a’ principii. Sì, i principii! — ripetè Samuele dando con enfasi una morsicata al collo d’un piccione; — a che gioverebbero i principii, se mancasse in noi la perseveranza? vorrei saperlo un tantino. Prendi, Andrea, quest’osso; ci è ancora qualche cosa a rosicare.»