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la capanna dello zio tom



— «No, no, seppellitelo in quello. Ciò è quanto io posso darvi, povero Tom, e non voglio torvelo.»

Gli uomini deposero il corpo nella fossa, lo guardarono muti e vi stesero sopra alcune zolle.

— «Voi potete andarvene, o garzoni» disse Giorgio facendo guizzare una moneta nella mano di ciascuno: ma pareva che i negri stessero dubbiosi nell’accettarla.

— «Padrone, comprateci» disse uno di loro.

— «Noi vi saremo servitori fedeli» aggiunse il secondo.

— «Qui dura è la vita — riprese il primo. — Padrone, comprateci, se v’aggrada.»

— «È impossibile» riprese Giorgio imbarazzato ed accennando ai medesimi d’allontanarsi.

I due negri si allontanarono mesti e silenziosi. Giorgio si inginocchiò davanti la tomba del suo amico.

— «Eterno Dio! — esclamò egli — io ti chiamo in testimonio che da questo punto io m’adoprerò con ogni possibile sforzo per liberare dalla schiavitù la mia terra natale.»

Non v’ha monumento che ci additi l’ultima dimora del nostro amico, ma egli non ne ha bisogno, Dio sa, dove il povero Tom riposa, e il negro oppresso si rialzerà immortale per partecipare alla gloria degli eletti. Non compiangetelo, la sua vita e la sua morte non sono tali da ispirare pietà: non le ricchezze, non la potenza hanno pregio agli occhi di Dio, ma l’amore, l’abnegazione, il sacrifizio. Beati gli uomini che egli chiama a seguirlo, a portar la croce! Per loro sono scritte le seguenti parole: «Beati quelli che piangono perchè saranno consolati.»