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la capanna dello zio tom


— «Movete voi la prima pedina» disse Alfredo; i due fratelli furono assorti ben presto nei movimenti del giuoco, ne più parlarono finchè sentirono il calpestio dei cavalli presso la veranda.

— «Sono i nostri ragazzi che ritornano — disse Agostino levandosi da sedere. — Oh guardateli! avete mai veduto più bella coppia?» E a dir vero, avea ragione. Enrico, notevole per l’altera sua fronte, per le anella ondeggianti de’ suoi neri capelli, per le sue guancie rubiconde, si curvava sorridendo, nel camminare, verso la sua amabile cuginetta, che indossava un’azzurra veste di amazone, con un cappello anch’esso azzurro. L’esercizio avea dato al volto di lei un colore brillante, e accrescea effetto alla bianchezza del suo colorito, non che all’oro dei capelli.

— «Che bellezza abbagliante, Dio mio! — esclamò Alfredo. — Vi assicuro, Agostino, che un giorno o l’altro sarà il sospiro di molti cuori.»

— «Lo temo pur troppo anch’io!» rispose Saint-Clare con accento di profonda repentina amarezza, e corse per aiutarla a smontare.

— «Eva mia, non ti sei forse affaticala di troppo?» chiese egli, stringendola fra le sue braccia.

— «No, papà» rispose la fanciullina; ma la sua respirazione affannata atterrì il cuore del padre.

— «Perchè galoppar così presto, mia cara? sai pure che ti fa male.»

— «Lo so, papà; ma mi piace tanto, che mi dimenticava.»

Saint-Clare la trasportò in braccio dentro la sala, e la depose sopra un sofà.

— «Enrico, devi aver cura di Eva — diss’egli — non devi galoppar troppo con lei.»

— «La terrò sotto la mia vigilanza» disse Enrico, sedendosi presso il sofà, e prendendo la mano di Eva.

Eva si riebbe ben presto. Suo padre e suo zio ripresero il giuoco, e i due figliuoli rimasero insieme.

— «Duolmi — cominciò Enrico — che papà debba andarsene tra un paio di giorni, e che io non potrò più rivedervi per molto tempo! Se rimanessi con voi, mi studierei d’essere buono e non batterei più Dodo. Io non ho intenzione di maltrattar Dodo; ma, come vedete, è questo il mio naturale. In sostanza io non fui mai cattivo verso di lui; gli regalo tratto tratto una picaiuna, e come vedete, va ben vestito. Credo insomma che Dodo debba esser contento.»

— «Sareste voi contento egualmente, se non vi stesse vicino qualche umana creatura per amarvi?»

— «Io? no, certamente.»

— «E voi avete strappato Dodo da quante persone lo amavano; ed ora egli non ha più essere vivente che lo ami; nessuno a queste condizioni può essere lieto.»