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la capanna dello zio tom


cui spesso fui testimonio; religione che rende miti, onesti, ubbidienti gli schiavi, per modo che non oserebbero far cosa, dir parola che non credan buona, e voi leggeste in questa lettera ciò che dice di Tom l’antico suo padrone.»

— «Ebbene — disse il giovane, traendo dal portafoglio alcuni biglietti di banca; — se voi potete assicurarmi che posso comperar realmente questo genere di religione, e che sarà posta per conto mio nel libro di colà su, io vi aggiungerò qualche cosa. Che ne dite?»

— «Veramente io non posso assicurarmene — rispose il mercante. — Credo che ciascuno avrà un conto suo proprio, e non potrà avvantaggiarsi dei meriti altrui.»

— «In questo caso, è ben rincrescevole pagar tanto per la religione di un negro, e non poterla trafficare in un paese dove è più necessaria — disse il giovane, che avea fatto un piccolo involto delle cambiali, mentre parlava. — Ecco il vostro denaro, mio buon vecchio» soggiunse egli porgendo l’involto al mercante.

— «Benissimo» disse Haley raggiante di gioia; e trattosi di saccoccia un antico calamaio, cominciò a stendere un contratto di vendita, che porse, di lì a pochi momenti, al giovine signore.

— «Ora vorrei sapere — disse questi, gittato appena uno sguardo sopra la carta — vorrei sapere, se si trattasse di far l’inventario della mia persona, parte a parte, quale potrebbe esserne il prezzo relativo; tanto per la forma della testa, tanto per le braccia, tanto per le gambe, tanto per l’educazione, tanto per il sapere, tanto per l’ingegno, tanto per l’onestà, tanto per la religione! Se mal non mi appongo, questo ultimo articolo non porterebbe un gran prezzo. Ma vieni, Eva — soggiunse egli; e prendendo la mano della sua figliuola, attraversò il bordo, e ponendo scherzevolmente la punta del dito sotto il mento di Tom, gli disse con buon umore: — guarda su, Tom; eccoti il tuo nuovo padrone.»

Tom levò gli occhi. Non si poteva fissar lo sguardo in quel volto bello, allegro, giovanile senza che il cuore se ne commovesse; e gli occhi di Tom s’inumidirono, mentre disse con tenerezza; — Il Signore vi benedica, padrone mio!

— «Spero che sí; come ti chiami? Tom? Sai tu condurre i cavalli?»

— «Ne ho sempre maneggiato — rispose Tom. Il padrone Shelby solea allevarne.»

— «Ebbene, ho intenzione di farti mio cocchiere, a patto che non ti ubbriachi più di una volta per settimana, tranne i casi straordinari.»

Tom lo guardò con sorpresa, mortificato anzi che no, e soggiunse: — non mi ubbriaco mai, padrone.»

— «Questa istoriella l’udii altra volta; vedremo: sarebbe ottima rac-