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la capanna dello zio tom


a preparar la cena; udiva le allegre risa de’ suoi figliuoletti che giuocavano insieme, e il pispigliare della fanciullina sorretta sopra il suo ginocchio, e all’improvviso tutto spariva, ed egli vedea nuovamente le canne da znccaro, i cipressi delle piantagioni; udía nuovamente il gemito delle macchine del piroscafo, e tutto gli diceva — ahi! troppo miseramente! — che quella fase di sua esistenza era finita per sempre.

In questo caso voi scrivereste a vostra moglie, inviereste messaggi ai vostri figliuoli; ma Tom non potea scrivere; la posta non esisteva per lui; l’abisso che lo separava dalla sua famiglia non poteva essere superato da una parola amichevole, da un cenno convenuto.

Dobbiam dunque meravigliarci se alcune lacrime cadono sulle pagine della sua Bibbia, che ha deposta sopra una balla di cotone, mentre il suo dito paziente, percorrendo di parola in parola, lo aiuta a rintracciarne le promesse? Tom, essendosi messo assai tardi a studiare, non sapea leggere correntemente, e durava fatica a passare da un versetto all’altro. Buon per lui, che il libro su cui medita, non perde punto ad esser letto lentamente, diresti anzi che ciascuna delle sue parole voglia, non altrimenti che verga di oro, essere pesata a parte, acciò il lettore sia in grado di apprezzarla al vero. Seguiamolo per un momento, mentre accenna col dito parola per parola e le pronuncia sommessamente:

— «Il... vostro... cuore... non... si... turbi. Nella... casa... del... padre... mio... sono... parecchie... sedi.... Io.... vado... a... prepararne... una... per... voi....»

Cicerone, quando pose sotterra la sua bella ed unica figliuola, avea il cuore pieno di un ben giusto dolore, come quello del povero Tom — forse non più angustiato — perchè entrambi non erano che uomini; ma Cicerone non potea fermarsi su parole così sublimi di speranza, non potea comprendere una tale riunione di una vita futura — e se l’avesse conosciuta, probabilmente non vi avrebbe creduto — si sarebbe imbrogliato il cervello in mille dubbii sull’autenticita del manoscritto, sull’esattezza della traduzione. Ma, per il povero Tom, ciò che ivi stava scritto era così evidente, così divino, che il dubbio non potea entrare nella sua semplice intelligenza. Ciò deve esser vero; perchè, altrimenti, come potrebbe vivere?

La Bibbia di Tom non avea note, non richiami in margine ricavati da dotti commentatori, ma era stata abbellita da certi segni convenzionali di sua propria invenzione, e che lo aiutavano meglio che non avrebbero potuto farlo le più dotte elucubrazioni. Era uso farsi leggere la Bibbia dai figliuoli del padrone, specialmente dal giovinetto Giorgio; e mentre essi leggevano, Tom solea segnare con un grosso tratto di matita o di penna que’ brani che lusingavano particolarmente il suo orecchio o commovean meglio il suo cuore. Quindi la sua Bibbia era piena, da un capo all’altro,