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la capanna dello zio tom


migliar benissimo ad una palla di cotone — molle, cedevole, debole, tentennante per bonarietà. Compiangeva Giorgio con tutto il suo cuore; aveva un’idea vaga, confusa dei sentimenti che doveano agitarlo; ma credea suo dovere d’insistere con somma perseveranza a sermoneggiare.

— «Giorgio, non va bene. Come vostro amico debbo avvisarvi che non dovete nutrire di queste idee; idee cattive, perniciosissime ad un uomo della vostra condizione.»

E il signor Wilson siedette accanto al tavolo, e cominciò a morsecchiare con nervosa irritazione il pomo della sua ombrella.

— «Ebbene, signor Wilson — disse Giorgio, avanzandosi e sedendosi anch’esso risolutamente rincontro di lui; — badate bene. Non sono forse un uomo, come siete voi? Osservate la mia faccia — osservate le mie mani — osservate il mio corpo — e il giovane si levò in piedi con alterezza. — Non sono forse un uomo quanto altri mai? Ebbene, signor Wilson, udite ciò che sono per dirvi. Aveva un padre — uno di quei vostri gentlemen del Kentucky, il quale, venuto a morte, non credè nemmeno dover provvedere acciò non fossi venduto, a profitto degli eredi, co’ suoi cani e cavalli. Vidi mia madre messa all’incanto con sette suoi figliuoli; sette figliuoli, che furono venduti tutti, l’un dopo l’altro, sotto i suoi occhi, a diversi padroni; io era il più giovane. Ella si fece innanzi, si inginocchiò ai piedi di un vecchio acquisitore, scongiurandolo a volerla comprar con me, acciò ella avesse almeno seco uno de’ suoi figliuoli; e quegli la respinse con un colpo del suo grosso stivale. Io vidi tutto; e più non udii che i suoi gemiti, le sue strida, quando fui tutto legato al collo del suo cavallo e condotto via.»

— «E poi?»

— Il mio padrone comperò allora la mia sorella primogenita; una buona e pia giovanetta, appartenente alla setta degli Anabattisti, bella come la povera nostra madre. Sulle prime, io ne fui contentissimo, perchè aveva un’amica con me, ma ben presto me ne dolse. Signore, mi appostai all’uscio; sentii che la flagellavano, e pareami che ogni colpo mi cadesse sul più vivo del cuore, nè potea aiutarla. La flagellavano, perchè volea vivere come conviensi a giovinetta cristiana, cosa che le vostre leggi non permettono a donna schiava; e da ultimo, la vidi incatenata con una mandra di negri, che il mercante mandava al mercato in Nuova Orleans, — e ciò per punirla della sua virtù. Io non ne ebbi mai più sentore; crebbi — lunghi e dolorosi anni: — non padre, non madre, non sorelle, non anima vivente che prendesse cura di me, meglio che di un cane; non altro che battiture, insulti e fame. Talvolta questa fame giunse a tale, che io invidiai le ossa gettate ai cani; eppure, mentre era ancor fanciullo e passava le intere notti a lamentarmi, non era per la fame,