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na», che gli si era appiccicata al viso come una colla, per la faticosa ascesa. Aveva lunga la zazzera, il cappello di larga tesa e un gran cravattone nero. Anche lui vide il tramonto del sole, e poichè ì raggi lo abbagliavano, cercò un posto all’ombra, trasse dalla tasca un cartoncino e cominciò a scrivere: «Vorrei morire una sera d’aprile».

E continuò a vivere.

Era un crepuscolare.

***

E salì un terzo sulla collina. Egli pure vide lo spettacolo meraviglioso del sole che passava l'orizzonte. Non pensò, non scrisse la forza inesorabile dell'infinito, su quella luminosa via d'oro, attraverso il mare, lo at-


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