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pensiero descrivere una memoria legale dei molteplici casi che potevano intervenire; ma poscia avendone letta una fra le opere di Sebastiano Medici, a quella rimandò gli amatori.

XI. Del resto le due Riviere producono grani grossi e minuti, e legumi d’ogni specie, non bastevoli però che per tre mesi del l’anno al bisogno degli abitanti, quando le brine, le gragnuole, o i venti australi non dissipino, come sovente accade, quei pochi frutti che vi nascono. Suppliscono a questo difetto i grani del l’agro novarese, e la dovizia delle castagne, delle patate e dei laticinii. Vi si coltiva il canape ed il grano turco1: vi si trovano bastevolmente ortaggi squisiti, e frutti in quantità; mandorle, azzaroli, amarene, cerase, corgni, gengiovini, fichi, melgranati, pesche, pomi, peri, noci e nespoli, siano nostrani, siano forastieri, nella diligente coltura dei quali non dimenticherò di notare in ispecie i prodigiosi conati del Sacerdote D, Pasquale De Lorenzi Curato di Coiro, dei fratelli Fortis di Pettenasco, del Dottore Pietro Neri di Berzonno, e dei fratelli Ronchetti di Orta.

XII. I torrenti e i fiumi, che formati da piccoli rigagnoli sui monti vanno a confondersi colle acque del lago, sono dalla parte occidentale la Scarpia ad Alagna, la Plesina ed il Pellino a Pella,

  1. Il Gallenga nella sua recente Storia del Piemonte dice, che i popoli del Piemonte e della Lombardia dovettero a Bonifacio III di Monferrato questo prezioso seme da lui recato di Levante nel 1225, e crede essere stato prima piantato nella terra monferrina. Presso di noi veggo autentica menzione di questo grano saraceno nello Statuto della Città alla pag. 151 dell’edizione del 1583. Item statunm est, quod frumentum, sichulis, milium, panicum, pistum, milicha, et quœcumque alia legumina mensurentur ad mensuram rasam secundum mensuram Communis Nov-ariæ. Si suppone adunque che già prima si coltivasse questo grano. Infatti vidi da un antico documento che Druttemiro xxxiv Vescovo di Novara concedette in enfiteusi per anni venti un piccolo corpo di casa con due Cassine e terra annesse nel luogo di Cubruro a Guntilusso, uomo libero abitante nello stesso luogo, nel mese di giugno dell’anno xvii dell’impero di Lodovico II, corrispondente all’anno 867 dell’era volgare, indizione x, coll’annuo canone del terzo di tutti i grani che vi si raccoglieranno, tra i quali viene nominata la Melica. Questo documento trovasi nell’Archivio di questa Cattedrale nel documentario episcopale sotto il n. 3.