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libro secondo 93

Non vedi or dunque, ben che forza esterna
363Molti spinga sovente, e contro voglia
A proceder li cacci e li rapisca
Precipiti, che pur nel petto nostro
366Un non so che portiam, che pugnar contro
E resister le possa, e al cui talento
Tutta può la materia esser costretta
369A piegarsi per gli arti e per le membra
E il suo slancio frenare e torcer dietro?
Necessario è però che si confessi
372Esservi similmente anche ne’ semi,
Oltre i pesi e gl’impulsi, altra cagione
Di moti, da la qual questa abbiam noi
375Innata potestà; già che sappiamo
Che nulla mai si può crear dal nulla.
Perchè il peso rattien, che per impulsi,
378Quasi per forza esterna, il tutto avvenga;
Ma che la mente uopo non abbia anch’essa
D’interïor necessità in ogni atto,
381E ad oprare e patir sia come avvinta,
Vien da l’esiguo declinar de’ semi
Non a loco di spazio e a tempo certo.
     384Nè più stivata fu, nè mai più larghi
Ebbe intervalli la materia tutta,
Chè mai nulla in natura o cresce o manca.
387Onde in quel moto, in cui gli atomi or sono,
Ne le trascorse età furono sempre,