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8 a lucrezio

L’adorno pallio de la Musa etrusca;
Ma chi può dir, che sotto a le mentite
Muliebri spoglie il genio tuo si celi?
Dov’è il pensier, che irrequïeto irrompe
20Fuor dal macigno del natio sermone,
E qual fascio d’elettriche scintille
Da l’acre punta del tuo stil saetta?
Dove il severo argomentar, che i molli
Vezzi dispregia, ond’ebbe Arcadia il vanto?
25Ah! come spesso in tortuose ambagi
Smarrito erri per lui, tu che diritto
Miravi al Ver con infallibil dardo!
Come sovente vaneggiando parli
Cose ignote a te stesso, e non difforme
30Sembri a colui che nel sognar disserta!
     Ma sul nobile capo, onde a ragione
Il castel di Pontormo anco si onora,
Tutta non caggia de l’error l’accusa.
Poichè dal dì che da l’inflitto oblio
35D’un germanico chiostro a la vitale
Chiara lampa del Sol Poggio ti trasse,
Benchè forse quel dì da l’Alpe al mare
Al sorriso di Venere più bella
Esultasse la vita, e per le dolci
40Aure primaverili alto da’ campi
S’elevassero agli astri inni al tuo nome,
Pur da l’età, ma più da cherci, offeso