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libro sesto 369

Già che la terra infin poroso ha il corpo,
E congiunta è co ’l mar, di cui le sponde
846Cinge dovunque, è forza pur che l’acqua,
Come a punto dal suolo al mar sen viene,
Così dal salso mar penetri in terra:
849Poichè il sale depone e scorre a dietro
De l’umor la materia, ed a la testa
De’ fiumi tutta confluïsce; in dolce
852Corrente sopra terra indi ritorna,
Dove una volta dischiudendo un letto
Con piè liquido in giù l’onde travolse.]
     855Or qual sia la ragion per cui talora
Con turbine cotanto erompan fiamme
Fuor da le fauci de l’Etnea montagna,
858Spiegherò: chè non senza ampia rovina
Cotal tempesta fiammeggiante insorse,
E, dei Sicani dominando i campi,
861Le spaurite facce a sè converse
De le genti vicine, allor che i fumidi
Templi del cielo scintillar mirando,
864Empían di cure angoscïose i petti,
Impauriti degli strani eventi,
Che a lor potesse macchinar Natura.
     867Or qui lungi ed in alto, in ampio giro
Guardar dovunque ed osservar tu dèi,
Sì che rammemorar possa, che senza
870Fondo è la somma de le cose, e intendere