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libro quinto 321

1587E la lor forma rimanea la stessa,
Sì perchè affatto non credean, che alcuna
Forza domar potesse unqua per caso
1590Le tante forze, ond’essi eran forniti.
Anche perciò più fortunati assai
Li credeano de l’uom, perchè nessuno
1593Dal timor de la morte avea tormento,
E perchè molte a lor vedeano in sogno
Oprar cose ammirande, e pur non mai
1596Da fatica di sorta essere attinti.
Rivolgersi con certo ordine il cielo
Osservavano in oltre e le diverse
1599Stagion de l’anno, e non sapeano ancora
Trovar la causa, onde avvenía tal fatto.
Fidar quindi ogni cosa in man de’ Numi
1602Era il loro refugio, e far che il mondo
A un cenno di costor tutto si pieghi.
In ciel poser de’ Numi il trono e il regno,
1605Perchè volger si vedono nel cielo
La luna, il dì, la notte ed i sereni
Segni notturni e per la notte erranti
1608Del ciel le faci e le volanti fiamme,
Le nuvole ed il Sol, le piogge e i venti
E nevi e fulmini e grandine e rapidi
1611Tremiti e minacciosi alti rimbombi.
     O infelice uman genere, che ascrisse
Tali opre a’ Numi, e l’ire acerbe aggiunse!

21 — Rapisardi: Lucrezio.