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libro quinto 305

1155I feroci leoni e l’altre belve;
Le volpi il dolo, il piè veloce i cervi;
Ma i cani dal fedel petto e da’ lievi
1158Sonni e qualunque genere che nasce
Da equino seme, e quante son lanose
Stirpi di greggi e di bovini armenti,
1161Tutti, o Memmio, in custodia a l’uom si diêro:
Poichè, bramosi di fuggir le belve,
Conseguiron la pace, ottener larghi
1164Paschi da noi, che senza lor travaglio
In premio de’ servigj a lor noi diamo.
Ma quelle specie, a cui non diè Natura
1167Nulla a ciò che da sè viver potessero,
O rïescire a noi d’utile alcuno,
Perchè da noi si tollerasse in pace
1170Che avesser sotto al patrocinio nostro
Alimento e salvezza, utile e preda
Giacean, s’intende, ad altre specie, avvinte
1173Tutte da’ proprj lor ceppi fatali,
Fin che Natura non le trasse a morte.
     Ma nè Centauri fûr, nè in tempo alcuno
1176Di duplice natura e doppio corpo
Viver ponno animali in un formati
D’alienigene membra, a tal che tutte
1179Le facoltà di questa parte e quella
Possano di concerto oprar fra loro.
E può di ciò farsi capace ognuno,

20 — Rapisardi: Lucrezio.