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libro quinto 295

885Costantemente riprodur vediamo:
A una data stagion fioriscon gli alberi,
A una data stagion perdono il fiore;
888Nè meno certo è il tempo, in cui l’età
Sforza i denti a cadere e il giovinetto
Corpo a vestirsi di lanuggin molle,
891Ed egualmente a scender da le gote
La molle barba; infin le piogge, i fulmini,
Le nevi, i nembi, i venti in troppo incerte
894Non avvengono già parti de l’anno;
Poichè, dove così furon le prime
Cause dal lor principio, e sì del mondo
897Casuälmente da l’origin prima
S’operaron le cose, or si ripetono
Per conseguenza con norma infallibile.
     900Così crescere i dì, scemar le notti
Ponno e la luce divenir più breve
Quando le notti prendono augumento,
903O perchè il Sol medesimo, scorrendo
Sotto e sopra la terra, in cerchj impari
I confini de l’etera distingue,
906E in disugual metà l’orbe divide,
E quel che a l’una de le due sottrasse
Aggiunge a l’altra, a cui rivolge il corso,
909Infin che arrivi a quel celeste segno
Ove il nodo de l’anno a la dïurna
Luce la notte tenebrosa eguaglia: