270Con l’immensa distesa, indi una parte
Occupata è da monti e da foreste
Di belve e tutta frastagliata e ingombra 273Di rocce e di paludi ampie e del mare,
Che largamente fra di lor divide
Le coste de la terra; indi poi tolte 276Sono quasi a’ mortali altre due parti
Dal Sol cocente e dal perpetuo gelo.
Il campo che riman tutto di spine 279Col suo rigoglio ingombrería Natura,
Se, per vivere, a lei non s’opponesse
Il vigore de l’uom, che sopra il duro 282Bidente geme, e curvo in su l’aratro
Squarcia il sen de la terra, e se co ’l vomere
Non rivolgesse le feconde glebe, 285Nè, lavorando il suol, movesse i germi
A pullular, già mai spontaneamente
Sorgere non potríano a l’aure molli: 288E pur talora procacciati a stento,
Quando già tutte per le terre intorno
E di foglie e di fior’ s’ornan le piante, 291O co’ troppi fervori il Sol li brucia
Fiammeggiando ne l’etra, o un improvviso
Acquazzon li distrugge, o la gragnuola 294Li sterpa, o qua e là con furïosi
Sbuffi li sparge turbinando il vento.
A che in oltre Natura e nutre e cresce