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libro quinto 265

81E l’ingannan l’effigie, allor che in sogno
Cui la vita lasciò veder ne sembra;
Seguitando il dovuto ordin, son tratto
84A dimostrar, che il mondo è di mortale
Ed insiem di natio corpo composto;
E in quali modi l’unïon degli atomi
87La terra, il cielo, il mar, le stelle, il sole
E il disco de la luna abbia formato;
Quali animali abbia prodotti allora
90La gran Tellure, e quali in alcun tempo
Nati non siano; come mai con tanto
Varïar di linguaggio abbian gli umani
93Principïato a favellar tra loro
Per via de’ nomi de le cose, e come
Siasi potuto insinuar ne’ petti
96Quel timor degli Dei, che invïolati
Serba, quanto il terrestre orbe si stende,
Tempj, laghi, foreste, idoli, altari.
99Con qual forza Natura aggiri e regga
Del sole il corso e de la luna i moti
Spiegherò in oltre, a ciò che non si pensi,
102Che fra la terra e il ciel liberamente
Perpetuo da per sè volgano il corso
Docili a crescer biade, uomini e fiere,
105Nè si stimi il lor giro opra divina.
Poichè pur quelli che ben san, che i Numi
Vivon tranquilla, imperturbabil vita,