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254 la natura

1554Greggi, belve, cavalle, armenti, augelli,
Se non perchè l’esuberanza stessa
De la natura fa venirle in caldo,
1557A l’amplesso le stimola, e le attira
Al venereo piacer di chi le copra.
Non vedi tu, come pur quei che spesso
1560Legò una mutua voluttà, nel laccio
Del comune piacer trovan tormenti?
Come spesso pe’ trivj i cani han brama
1563Di separarsi, e quinci e quindi cupidi
S’arrabattano e fan sforzi supremi
Per disgropparsi, e tra’ venerei lacci
1566Restano pur tenacemente appresi!
Il che mai non farían, se il godimento
Vicendevole a lor noto non fosse,
1569Che pria li adesca, e poi li tiene avvinti.
Mutua è però la voluttà, il ripeto.
     E quando co ’l viril seme gagliardo
1572Mescolando la femmina il suo seme,
Con subito vigor lo assorbe e vince,
Avviene allor, che dal materno seme,
1575Nascono i figli simili a la madre,
Sì come al padre dal paterno; e quando
Ne vedi alcun che ad ambidue somiglia,
1578E mesce proprio in un d’entrambi i volti,
Dal sangue de la madre e dal paterno
Corpo egli crebbe: il lor comune ardore