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libro quarto 219

612Forse l’orecchio può corregger l’occhio.
Forse il tatto l’udito? o forse il gusto
Il tatto accuserà, forse le nari
615Confutar lo potran, convincer gli occhi?
Non già, cred’io; perchè ciascun di loro
Ha un officio e un poter proprio e distinto;
618Ed è forza però, che una distinta
Facoltà senta il molle, il caldo, il freddo.
Una i varj colori, ed ogni obietto,
621Ch’è congiunto a’ colori, uopo è che veda;
Una virtù distinta ha pure il gusto;
Nasce a parte l’odore, il suono a parte;
624E non può quindi un senso a patto alcuno
Confutar l’altro o rampognar sè stesso;
Chè ognun sempre aver dee credito uguale.
627Ver dunque è ognor ciò che tal sembra al senso.
E se spiegar non può la mente nostra,
Perchè mai ciò che da vicin quadrato
630Veduto da lontan ritondo appaja,
Meglio assegnar, chi di ragione ha d’uopo,
Cause fallaci ad ambedue figure,
633Che gittar via di man fatti palesi
E vïolar la prima fede e tutte
Sveller le basi, sopra cui sta ferma
636L’esistenza e la vita. E non soltanto
Ogni ragion cadrà, ma pur la stessa
Vita subitamente andrà in rovina,