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216 la natura

531Il destrier vigoroso, e nei volubili
Rapidi flutti noi fissiam lo sguardo,
Par che una certa forza il corpo immoto
534Del caval tragga di traverso, e ratto
Contro le fuggitive onde lo cacci;
E tutto, ove gittiam l’occhio d’intorno,
537Trarsi pe ’l verso istesso e correr sembra.
Portico d’egual luce e sovra a lungo
Di simili colonne ordin soffolto,
540Se da l’un capo per lo lungo il miri,
Vedrai che le sue vòlte a grado a grado
In più e più stretto cono esso restringe,
543Unisce i tetti al suol, destra a sinistra,
Finchè in punta di cono oscura perdesi.
Sembra al nocchiero in mar, che il Sol da l’onde
546Sorga, e ne l’onde pur celi il suo lume,
Perchè, tranne acqua e cielo, altro e’ non mira;
Non credere però sì di leggieri,
549Che guasti sian da tutte parti i sensi.
A chi ignaro è del mar sembra che zoppa
Sia la nave nel porto, e con infranta
552Poppa si sforzi a galleggiar su l’onde;
Poi che dritta de’ remi è quella parte
Che sta fuor de le salse acque, diritto
555Ne la parte di sopra anche il timone;
Ma quel tanto, che in mar vedesi immerso,
Par che infranto si torca, e torni a galla