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libro quarto 215

504Che libero a le flotte aprono il varco,
Un’isola formar sembran congiunti;
Fanciul che cessi dal girar, talmente
507Turbinar vede intorno atrj, e colonne,
Che a pena creder può, che non su lui
L’alto edificio rovinar minacci.
510E allor che la Natura alza il vermiglio
Chiaror dïurno, e le tremanti fiamme
Su le cime de’ monti alto solleva,
513Quei monti, a cui già già star sopra il sole
E toccarli co ’l suo foco ti sembra,
Lungi a pena da noi duemila tratti
516Sono di freccia, anzi sovente a pena
Di giavellotto cinquecento tiri;
Pur fra quei monti e il Sol pianure immense
519Giaccion di mar, sotto a l’immense plaghe
De l’etera distese, e mille e mille
Terre frapposte, in cui si accolgon tante
522D’uomini e d’animali ampie famiglie.
E l’acqua che si appozza in fra le pietre
Di lastricate vie, ben che d’un dito
525Alta meglio non sia, tanto profonda
Vista sotto la terra a noi dischiude,
Quant’alto su la terra apresi il cielo;
528Onde miracol par, che sotto terra
Si vedano le nubi e il ciel nascosto.
Se ci si arresti, in oltre, in mezzo a un fiume