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212 la natura

423Splendor sovente le pupille infiamma,
Perchè molti ei possiede ignei principj,
Che penetrando in lor dolor producono.
426A l’itterico in oltre appaion gialle
Tutte le cose, perchè assai dal corpo
Gialli semi egli emana, i quali incontransi
429A’ simulacri; molti pur negli occhi,
N’ha meschiati, onde avvien, che al lor contagio
Di pallido color tutto si pinga.
432Dal bujo poi vediam quello ch’è in luce,
Perchè quando l’oscuro aere nebbioso,
Ch’è più vicino a noi, primo gli aperti
435Occhi penetra e invade, in lor ben tosto
Un candido succede aere lucente,
Che, a così dir, li terge, e le profonde
438Tenebre di quel primo aere dilegua,
Poi che di lunga mano esso è più mobile,
Di lunga man più tenue e più possente:
441Il qual, non pria di luce empie e dischiude
Le vie degli occhi, or or dal bujo ingombre,
Dei corpi in luce posti i simulacri
444Seguono tosto, ed a veder ne incítano.
Ciò che far non possiam dal lume al bujo:
Perchè il più crasso e oscuro aere che segue
447Tutte ingombra le vie, tutti i meati
Degli occhi ottura, sì che niun vibrato
Idol di corpi suscitar li possa.