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libro terzo 189

Tramontarono assai regi e potenti,
Che su popoli illustri ebber l’impero;
1329Anche colui che, al vasto mar su ’l dorso
Distendendo una via, dischiuse un varco
A le sue schiere, ed insegnò che puossi
1332Su le salse lacune andar pedestri,
E, da l’alto del suo carro insultando,
Sfidò le fragorose acque del Ponto,
1335Chiuse gli occhi a la luce, e da l’esangue
Corpo la fuggitiva alma diffuse.
Di Scipio il figlio, il fulmine di guerra,
1338Di Cartago il terror, qual servo abietto,
Diede anch’egli a la fin l’ossa a la terra.
De le scïenze i trovatori aggiungi
1341E de l’arti gentili, aggiungi i tanti
Compagni de le Muse; Omero anch’esso,
Che di tutti ha lo scettro, insiem con loro
1344Giace ne la quïete alta sopito.
Pur Democrito, allor che la matura
Vecchiezza gl’insegnò, che al corpo insieme
1347Il vigor de la mente anche languisce,
Andò incontro a la morte, e il volontario
Capo le offerse. Ed Epicuro stesso
1350Tramontò da la vita, egli che tutti
Vinse i mortali ne l’ingegno, e tutte
Glorie ecclissò, come l’etereo sole
1353Splendido sorge e ogni altra stella ecclissa.