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libro terzo 169

792Mancar, sì come ne la propria sede
Si sa che si dissolve ogni altro senso.
Chè, se fosse immortal, l’animo nostro
795Non faría nel morir tante querele
Del suo dissolvimento, anzi più tosto
D’uscir dal corpo si dorría soltanto
798E pari al serpe abbandonar la scoglia.
     Perchè in oltre nel capo, o ne le mani,
O ne’ piedi giammai nasce la forza
801De l’alma e del pensier, ma in proprie sedi
E in certa regïon del petto è affissa,
Se non per questo, che a ciascuna cosa
804Dati son lochi certi, ov’essa nasca,
E ove possa durar ciò ch’è creato,
Ed esister così ne le perfette
807Membra e in suo proprio varïar di modi
Che invertirne giammai l’ordin si possa?
Tutto segue così la sua natura;
810Nè tra’ fiumi crear puossi la fiamma,
Nè può nel fuoco il gelo esser prodotto.
     Se l’alma inoltre è d’immortal natura
813E sentir può dal corpo uman divisa,
Lei supporre dobbiam, sì come io penso,
Di tutti e cinque i sensi esser fornita.
816Nè in altra guisa immaginar possiamo
Che vaghin le infernali anime in riva
De l’Acheronte; e tali in ver, fornite