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libro secondo 115

     Or questi detti miei, da me con dolce
Studio cercati, attentamente ascolta,
957Perchè non pensi, che dal bianco nato
Di bianchi semi ciò che innanzi agli occhi
Candido scerni, o da principj neri
960Ciò che nereggia, o ver d’altro colore
Sia ciò che di color vario tu vedi,
Sol perchè sian de la materia i corpi
963D’un color pari al suo tutti dipinti:
Giacchè affatto non han color veruno
Agli obietti simíl, nè differente
966Gli atomi; dentro a cui, se mai ti sembri
Che l’occhio del pensier scerner non possa,
Erri assai lungi da la via del vero.
969Poichè, se il cieco nato, il qual non vide
Del sole i rai, conosce al tatto i corpi,
Lice asserir, che de la nostra mente
972A notizia cader possano i corpi,
Che di verun color son pinti in giro.
Ciò pur che noi tocchiam ne l’ombre cieche
975Non ci dà senso di nessun colore.
Or, giacchè provo che codesto avviene,
Insegnerò, che sin da tempo eterno
978Non sono i semi a niun color congiunti.
In tutti a pieno ogni color si muta;
Il che a niun patto far debbono i semi;