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siasmo della sua fede, crede che Dio esiga da lei tuttociò; pensando forse aver egli tutte cose create e ab eterno assoggettate con leggi fatali ad un ordine prestabilito per poi darsi il crudo e scipito piacere di obbligarle tutte a camminare a ritroso di quello impulso ch’egli stesso loro imprimeva. Ed ecco perciò miserevole e frequente spettacolo vedere la donna vittima di quell’infernale sistema ed insieme suo appoggio ed istrumento, consigliare e procurare nella prole la stessa sua cecità, distogliere il consorte, e il fratello, e l’amante dalla lotta generosa contro un principio, che il solo trasnaturamento della ragione e del sentimento le fanno riguardar siccome santo, e che tanto più deve incitare alla vendetta ogni spirito generoso, in quanto che vile lavora nelle tenebre d’un morale segreto, forte del sonno dello intelletto, che sopraffà, e del morale sentimento che narcotizza, simile a Dalila, che sorrider dovea seco stessa satanicamente ad ogni ciocca di capelli, che le vili forbici sottraevano alla testa di Sansone dormente.

La donna così evirata di mente, dimentica tutta l’umanità per non vedere che sè e Dio; il Dio del dispotismo, il Dio, che canna labile dal capriccio d’ogni zeffiro agitata, appoggiando per sistema e per natura ogni autorità costituita, china il supremo suo scettro a salutare ogni sole che nasce, postergandosi continuamente il dì che tramonta; il Dio che impotente davanti allo avvicendarsi delle sconfitte e dei trionfi dei popoli e dei sistemi, viene ad arcano parlamento con tutte le sovranità che si contrastano il bel paese, oggi Franca, ieri Teutona, ed Ispana domani, e poi successivamente Greca, Turca e Cosacca, e dei suoi lumi divini li irradia, siccome le serve faci sfilano sui profanati lari le vinte popolazioni; il Dio che spolvera i fulmini del Vaticano e contro-