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que egli nel 628 avanti Cristo. Si unì, secondo il costume del paese, a tre mogli; ma a 29 anni abbandonò padre, mogli ed un figlio, non che ogni diritto di successione- al trono, e si ritirò nel deserto per darsi tutto a penitenza alla guisa dei Bramini. Rimase colà 6 anni e superò nella rigidezza della vita tutti coloro. A 36 anni sorse a predicare, e scorse fino agli 85 tutta l’India.

Educato nella solitudine dei deserti, alla meditazione ed alla penitenza, dotato di sommi talenti, concepì l’ardito pensiero che il Braminismo, d’assurdi ripieno, se forse bastava fino allora all’India, non certo al resto del mondo. Primo nell’antichità superò i pregiudizi della nazionalità, e concepì l’idea dell’universale rigenerazione del mondo corrotto, e parlò di partecipare altrui il proprio bene.

Il Buddismo sorse circa nel tempo in cui la Giudea diveniva provincia romana e con essa si eclissava la Mosaica religione.

«In quel tempo (dice Costantino Hofler nella Storia universale), si nota nell’Oriente un sentimento di dolore e direi quasi di disperazione come se la sua vita fosse finita».

Nell’India la predicazione di Budda addita al mondo la cagione di tal disperazione nella nullità delle cose, e riduce lo scopo della vita alla distruzione di noi stessi. — (A chè altro si riduce l’ascetica cattolica dei nostri giorni?)

In massima le sue dottrine non differivano punto da quelle dei Bramini; ma differivano in questo, doversi da tutti, senza distinzione, raggiungere lo scopo della vita, come avendo egli pel primo superato i pregiudizi di caste e di nazionalità.

Non occorrevano per Budda le divisioni di quelle (prima politica braminiana), nè le opprimenti leggi ch’erano di quella politica i naturali