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Dissi vizii o pregi, se pur tali possono esattamente chiamarsi le attribuzioni, o meglio, i naturali elementi, costituenti in un complesso logico, ed omogeneo, una natura ordinata ad un dato scopo, elementi tutti concomitanti e necessari i a far della donna un essere essenzialmente distinto dall’uomo, ed in pari tempo destinato a vivergli a fianco sempre utile e necessario, a somministrargli i proprii mezzi arricchendolo così d’un’altra potenza senza sommarsi con lui, identificarsi nelle sue viste e ne’ suoi interessi per modo da essergli un'alter ego senza cessare d’esser da lui distintissimo a perpetuare quella simpatica attrazione, che distingue i rapporti dell’uomo colla donna e li fa così soavi sopra ogni altro vincolo sociale, e che sparirebbero in una completa fusione.

G. G. Rousseau considerò la donna in natura; Balzac ne disse dal punto di vista degli interessi virili; La Bruyére l’assoggettò a fina analisi senza che da questa si curasse poi derivarne riforma alcuna in lei od attorno a lei; Mad. Neker non la vide che dal punto di vista di istituzioni locali, facenti spesso a pugni colla vera natura degli esseri e delle cose. Nessuno, fra tanti, studiò di proposito l’influenza delle istituzioni sul suo carattere e sulle sue condizioni (1).

Tutti i poeti, dai grandi ai piccoli, dagli immortali ai pria morti che nati, la cantarono in ogni tono, e in ogni metro, vedendola ora colle traveggole del delirio amoroso, ora coi lividi occhiali dell’orgoglio e dell’odio per affetti incorrisposti od incompresi.

  1. Parecchi moderni scrittori, propugnatori della redenzione della donna, studiarono anche l’influenza delle istituzioni sul suo carattere, ma le loro idee non sono per anco volgarizzate.