Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/221


216

larghissima pel forte e pel provocatore, chi toglierà dalla sua giovine fronte quell'angoscioso rossore?

Come potrà, se povera, prender cura del frutto delle sue viscere che se è dalla legge ripudiato, è però accolto e benedetto dalla natura?

Chi? Come? Forse che la legge s’intende a tutto ciò? L’onore? Ma la legge ha ella mai riconosciuto un onore? Se ne è ella mai preoccupata?

Mi ricordo ch’ella si è preoccupata delle diffamazioni; ma avreste voi per avventura la semplicità di credere che i fatti, che tolgono l’onore, siano tanto gravi e decisivi quanto le parole che l’insidiano?

La legge si sollecita della proprietà più che della persona, delle parole più che dei fatti, quando degna occuparsi della donna.

Ella si trova l’obbligo di tutelare la sua proprietà perchè si tratta di limitarla, e fa con lei della galanteria perchè voglia rinunciare a’ suoi diritti sulla prole; ma non si trova in obbligo di tutelare la sua persona oltre i 18 anni, e non crede, per esempio, dovere spingere la galanteria fino a sottrarla al patibolo.

Il giudice od il prefetto non le troveranno tanta intelligenza e piena coscienza di sè, da apporre ad un suo atto la legale sanzione; ma il rappresentante del pubblico ministero saprà mettere alla luce del sole così bene il suo ingegno, la sua finezza, la sua perfetta coscienza nell’azione, la sua piena responsabilità, che si dovrà riconoscere il suo pieno diritto a vent'anni di reclusione.

Che importa alla legge di smentire a sè stessa ad ogni pagina, ad ogni riga? Ella vi si rassegna, perchè già sa filosoficamente, che ella è questa la sorte fatale d’ogni dispotismo, che, mentre spregia lo schiavo come nullità, fa ogni sforzo per mantenerlo tale, come partisse da un criterio diametralmente opposto.