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turpa, ergerà un monumento a miss Beecker Stow che le fa, col potente e benefico ingegno, da sentinella avanzata della civiltà. E dopo tutto il fin qui esposto ed il molto più ancora taciuto, che però le mie colte lettrici non ignorano, sulla potenza del femminile ingegno, non ci sembrerà certo adulazione ciò che Ariosto scrisse, ma essere pura e semplice verità.

«Le donne son venute in eccellenza
«In ogni arte dove han posto cura».

Perchè, mai adunque non porrebbero desse cura a coltivare in sè stesse, dalla età tenera, questi preziosi doni di cielo? Non sapete voi che l’umanità si travaglia per penuria d’intelligenza, e che la civiltà non potrà mai rapidamente universalizzarsi finchè non si generalizzi nella donna l’amor del sapere? Che non mai tanto l’uomo sarà punto a generosa emulazione, come quando temerà di vedersi per ogni dove dalla donna superchiato? Che non mai sarà la umana società tanto felice come quando l’uomo volgerà le sue mire conquistatrici al nobile primato dell’intelligenza, più non curando il primato del muscolo? Nè mi fate le timidi obiezioni dell’opinione, della critica, del biasimo. Per dio! siamo abbastanza numerose da formar noi pure un’opinione, un criterio, una coscienza; siamo una massa abbastanza compatta e potente da combattere con vantaggio e con successo contro la guerra di polmoni, che ci può muovere la opinione, che in molta parte da noi stesse è formata.

«Non distrugge città guerra di lingue»

come non consuma i libri la critica più spietata, come il sole non perde pur uno de’ suoi raggi per agglomerarsi di basse nubi.