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A D. Ciccio nel finir dell'Anno.

xxvi.
D.
Ciccio, il tempo vola, eccoti omai

     Giunto al principio de l’ottantasei;
     E questo ancor trapasserà, che mai
     4L’empio non da riposo a’ vani rei.
Così non sol Teatri, e Colossei
     Va divorando ogn’or, come tu sai;
     Ma gli stessi Anni Santi, e Giubbilei,
     8Senza potersi saziar già mai;
Così meschia, e confonde il prima, e ’l poi;
     Così atterra del par co’ dardi sui
     11La più vil Plebe, e i più sublimi Eroi;
Pur noi vivremo ad onta di costui
     Eternamente; Io negli scherni tuoi,
     14E tu, Babbion, nelle risate altrui.


A D. Ciccio, in persona d'un Reo, da cui pretese come Fiscale dieci scudi di Viatici.

xxvii.
P
Er levarmi di man i dieci scudi

     De’ pretesi Viatici,
     Magnifico Fiscal, dicono i Pratici,
     4Ch’in van t’affanni, e t’affatichi, e studj;
     Anzi per farti pure
     Anch’io veder, ch’è vano
     Tutto ciò, che tu dì,
     8Con argomento piano
     La discorro così,
     La difesa è de jure:
     11Gli scudi fur trovati
     Sol per altrui difesa; ergo qual volta
     Questi ci son levati,
     14La difesa medesima n’è tolta,



A D. Cic-