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Nella morte di D. Ciccio.
S’allude alla nota Favola di Saturno.

cclxxxii.
M
Orì D. Ciccio, e libero, e spedito

     Lo spirto suo fè subito ritorno
     Colmo di gloria, e di gran merti adorno
     4A l’empirea Magione, ond’era uscito.
Or mentre i Dei con giubilo infinito
     Lieti gli fean mille accoglienze intorno,
     Volle Saturno anch’ei mostrar quel giorno
     8Quanto a lui fosse il venir suo gradito,
E disse lor — Se ben festosi, e gai
     Brillar di gioja, e sfavillare io veggio
     11Per la costui venuta i vostri rai,
Io però più di voi goder ne deggio,
     Mentre dei due C.... che mi strappai
     14Oggi qui finalmente un ne riveggio.


La morte di D. Ciccio.
Al Sig. Giulio Balestrieri.

cclxxxiii.
G
Iulio, D. Ciccio, quegli, a cui Natura

     Si mostrò così larga, e liberale,
     Che’l mondo mai non rimirò cotale
     4Copia di grazia in altra Creatura,
Quei, che colà fra le Toscane mura
     Ove mormora il Serchio, ebbe il Natale,
     E passato poi sui Quirinale
     8Vi fe col suo valor sì gran figura,
Quei, che chiamato a la Città di Giano
     Per Ministro d’Astrea, mostrò risorto
     11Ne’ gran responsi suoi Paulo, e Graziano,
Quei, che già riempì l’Occaso, e l’Orto
     Del suo gran nome (ahi caso acerbo, strano!)
     14Giulio, D. Ciccio quel C.... è morto.



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