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dei poveri. Viene attesa con calma, con rispetto; e par che Essa giunga silenziosa e solenne come una regina che si degni visitare i suoi sudditi migliori.

Un giorno, mentre passeggiava davanti al cancello e guardava le finestre del primo piano con curiosità melanconica, Adone sentì come l’attrazione di un punto luminoso: sollevò gli occhi e dietro i cristalli d’una delle finestre più alte vide il volto pallido e scuro dì Maddalena. Egli arrossì e passò oltre; ma fatti pochi passi tornò indietro, vinto dalla curiosità.

— M’aspetterà? — si domandava, palpitando.

Ella era ancora lassù, pallida, immobile, velata dal cristallo come una stinta immagine! Si videro: si guardarono. Non avevano altro di meglio da fare! Ed egli passò e ripassò ancora, senza curarsi se qualcuno lo osservava.

— Ella mi ama! — pensava. E gli pareva di aver la febbre, di non essere più padrone dei suoi pensieri e dei suoi sogni. E sperava d’ingannarsi, e che il suo sogno rassomigliasse al giochetto che lo divertiva da bambino, quando egli correva dietro le ombre fuggenti immaginandosi d’esserne trascinato.

Intanto la notizia della malattia della vecchia signora era giunta fino a Casale. Si diceva che la marchesa era caduta, rompendosi il femore: ma che al palazzo tenevano la cosa segreta per non inquietare i parenti dell’inferma, che abborrivano la signora Maria.