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PROLOGO


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CIOPERATO Lettore, mi potrai credere, senza che io te lo giuri, che io vorrei, che questo mio libro, come figlio del giudizio, fusse il più bello, il più galante, & il più discreto, che mai si potesse desiderare; ma io non hò potuto fare, contra l’ordine della natura, che produce il suo simile in ogni cosa. Et stante questo, che poteva generar mai il mio sterile, & mal coltivato ingegno, se non l’historia d’un figliuolo secco, grossolano, capriccioso, & pieno di varij, & da nissun’nltro, mai più immaginati pensieri? come quello appunto, che è stato generato in una carcere, priva d’ogni comodità, & piena d’ogni malinconia. Il riposo, il luogo dilettevole, l’amenità de campi, la serenità de Cieli, il mormorio de fonti, la quiete dello spirito, sono gran parte, perche le Muse più sterili, si mostrino feconde, & offerischino parti al mondo, che lo colmino di maraviglia, & di contento. Tal volta vediamo in un Padre, che ha un figlio brutto, & senza grazia alcuna, & l’amore, che gli porta, gli mette una benda a gli occhi, che non gli lascia vedere i suoi diffetti, anzi gli tiene per accortezze,


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