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DELLA MANCIA. 23

fteria coffe al rumore, &l’hofte tra gl’altri» Vedendo quello, Don Chifciotte imbracciò la Aia targa, & mettendo mano allafpada dirle. O Ugnerà della bellezza, animo, & vigore del mio debil cuore, bora è il tempo, che tu riuolgì gli occhi delia tua grandezza à quello tuo prigionie^ Caualiero, che fra afpettando vna si gran ventura. Con quello, gli panie di pigliare tanto animo* % che ha* uerebbe moftrato il vifo, fé bene rhaueffero affaitato quanti vetturali fi trouano al mondo» I com> pagni deferiti quando gli veddero cosi mai conci* cominciarono da lontano à dilaniar pietre fopra Don Chifciotte, il quale s’andaua. riparando? il meglio, che poteuà, con la fua targa > ne s’ardiua à difcoftarfi dal trogolo, per non abbandonare lo fue arme, l’hofte attendeva pure à gridare, & à dire che per amor d’Iddio io l’afciaffero Ilare, perchè di già gl’haueua detto, che era pazzo» & che per pazzo l’haueriano liberato, ancorché gli haueffo a m mazzate quanti gl’erano s Don Chiiciotte gri* daua ancora più forte, chiamandogli affatimi, a & che il Signore dei Gattello era vn gran poitroncìonc 5 Se mal nato Caualiero, già che acconfeotina P che tufferò sì maltrattati i Caualicri erranti, & che fé egli hauefle riccuuto l’ordine dclIaCaualleria,gl* aueria fatto conofeerc il fuo affaffinamento; ma di voi altri, vile, ór. baffa canaglia non fò conto nif» fono, tirate pure allegramenete, ap^.eflatcui, ve* rute pure innanzi, & offendetemi quanto pili pò* tete, ch’io vi daròà diuedere come li procede con le persone infami, & infoienti. Oiceua quello con tanto’ fpirito, & ardire? che ineffe vna tembil pauB 4 «