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DELLA MANCIA. 275

buon termine, corrispondere à quello, che merita la mia fede. O solitarii alberi, che da quì innanzi hauete à far compagnia alla mia solitudine, date mostra col sonoro mouimento de vostri rami, che non vi difpiacela mia prefenza. O tu Scudiero mio,piaccuol compagno ne’iuici profperi a & auuet fi fuccefll tien’bcnc à mente quello, che mi vedrai fare» per poterlo poi raccontare, e riferire alla.* caufa totale di quefte cofe. E detto quella» fmontò da Ronzinante, e fubito gli cauò la briglia, & la fella, & dandogli vna palmata fu la groppa gli diffe - Liberti ti da colui, che fenza nifluna rimane, òcaualio si grande per le tue opere, comò graziato per il tuo de/lino 5 va pure dou’c’ti piace, che tu porci ferino nella fronte, che THippocnlfo d’Aftolfo, non t’ha fuperatoin leggerezza» nèu celebrato Frontino, che si caro corto à Bradamante Sancio vedendo questo disse . Sia benedett’hora chi ci ha leuato la fatica di leuar la bardella al Leardo, che certo non gli sariano mancate quattro palmate che dargli, nè lodi con che ingrandirlo: ma se egli fusse quì; non comporterei mai; che nissuno lo sbardellasse, perce non occotreua, che à lui non gli toccauano le regole generali d’innamorato, ne di difperaro, poiché io, che ero luo padrone, quando Dio volle, non haueuo tal pen* fiero* £r le la mia partita» e lavoftra pazzia Signor Caualicro della Trifte Figura è certa, larà bene rimettere la fella à Ronzinante» acciò (upplifca il mancamento de mio Leardo > e così lì metterà quei’ manco tempo in andare., e tornare 5 che fé io vòà piedi * non so quando arriucrò» ne quanS 2 do