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nar. 347


liquida n, che appare in it. anappo (ricorrente nel Libro della cura delle malattie), afr. hanap e bl. hanapus, e della e dell’afr. henap e prov. enap, il Mackel p. 14 e 136 nota che esse sono dovute alla necessità in cui si trovavano i popoli romani di adattare ai loro organi vocali il gruppo ger. consonantico iniziale hn, in cui l’h pur non essendo più k o c duro come da principio, non era però ancora semplice aspirazione, come divenne poscia. Ora questo gruppo essi lo adattarono alla loro pronunzia modificandolo mediante la inserzione di una vocale posta fra l’h e la gutturale; il che si verificò in parecchi altri casi, specialmente nel fr.: ad es. in harangue da hring, canif da knif ecc. Notevole che le forme della Francia del Nord e il bl. conservarono l’h. A questa ragione il Mackel aggiunge anche quella del bisogno di rendere il più fedelmente possibile il vocab. ger.; e questa congettura mi persuade anche più della prima, inquantochè alla prima si potrebbe opporre che se il ger. hnapp fu tolto in prestito per tempissimo, cioè quando l’hi suonava ancora k, questa non sarebbe potuta sparire nel romanzo; se poi era una semplice aspirazione, allora l’incomodo della pronuncia non c’era più, e quindi non si doveva sentire il bisogno della inserzione della vocale tra l’h e la n. Sull’origine prima di germ. hnapp il Faulmann vuole che si svolgesse da rad. knap da cui vb. * knippen, mordere, acchiappare, da cui anche bt. nippen, piegarsi e knîpen, bere (?). L’afr. hanapier vale “cranio, testa, elmo”: passaggio di senso logicamente analogo a quello che scorgesi del l. testa, coccio, che nel rom. assunse quello di “capo”.

Nar, pazzo, buffone, derisore (dial. comas.). Procedette da aat. narro, donde mat. narre, tm. Narr d’ug. sig. Sull’orig. ger. di questa voce dialettale non si può dubitare ormai che è stata sfatata l’opinione del Diez che aat. narro provenisse da mlt. nârro. Ognun vede infatti che non si può ammettere che da una rara parola del bl. traesse una