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l’edera 157

tua madre, riguardo al nostro matrimonio: non parlarne con nessuno.

— Hai paura di Gantine?

Ella non ci pensava neppure, e accennò semplicemente di no.

— Le dirai soltanto che vuoi andare nelle miniere, che mi porterai con te... come serva, perchè solo non potresti vivere, lassù. Mi lasceranno venire, sì: dopo, se occorrerà, ci sposeremo. Io non lo pretendo, lo sai, basta che tu non mi abbandoni! Se Dio esiste, ci perdonerà: i preti assolvono tutto, non è vero? Che ne dici? Prete Virdis mi assolverà... lo so, mi assolverà.

— Mia madre acconsentirà meglio a lasciarci sposare, che a partire assieme, soli, per un luogo lontano.

— Mi dispiace, ma io verrò egualmente, anche se lei non vorrà: io bacio le mani dei miei benefattori, ma... vengo con te, Paulu... Fuggirò, se tu vai via — ella continuò, prendendogli un braccio e stringendolo forte. — Tu non mi lascerai qui, vero? Bada che ora hai promesso! Non voglio che tu mi sposi, ma voglio che mi porti via con te... Hai promesso, sai, Paulu, hai promesso... Ah, ah... Paulu...

— Annesa, che hai? — egli disse inquieto. — Ho promesso e manterrò. Va a letto, ora. Prenditi qualche cosa, non vedi che hai la febbre? Vai. Se sapevo, non ti dicevo niente, stassera.

Ma ella non badava alle parole di lui: il suo pensiero vagava lontano.